lunedì 19 maggio 2008

Come accedere al nuovo blog di Zanzanù

Ciao a tutti all''interno del corso ho pubblicato un breve manualetto che spiega, passo dopo passo, come fare per accreditarsi nel nuovo blog e ottenete l'account di Google. Si tratta di sei passaggi molto semplici che non richiedono che pochi minuti del vostro tempo.

Qui sotto potete andare direttamente alla pagina del manuale.

RE: I protagonisti della battaglia (di Claudio Povolo)

Come sempre Cristina interviene con riflessioni che stimolano la discussione. Confesso che anch'io, in un primo momento, avevo pensato al vero e proprio agguato. In realtà ho poi dovuto ricredermi per due ordini di motivi. Il primo è che dalla lettura di tutte le testimonianze si evince, in un certo senso, la sorpresa da parte degli abitanti di Tignale. Il secondo è che dalle parole del Badoer si evince pure che era venuto a sapere della venuta in Riviera di Zanzanù, ma non che piombasse specificamente su Tignale (anche se il giorno prima vi era stato). Da chi l'aveva saputo? Probabilmente dall'uomo che, come sostiene Pietro Gardoncino) era entrato a sorpresa nella casa di Gargnano dove Zanzanù e compagni si erano rifugiati, tanto da indurli a prendere subito la via dei monti. L'ipotesi di Cristina di un coinvolgimento dei capi (come quinta colonna) è difficile da sostenere. Ad esempio il capo di Aer, Ton di Ton, è genero del Cavaliere che viene rapito. I capi appartengono a quei notabili così spesso bersaglio di Zanzanù. Anche se non possiamo evidentemente escludere tale ipotesi. Nel punto 'I ripensamenti di Zanzanù' si esplicita chiaramente che 'amici e nemici' del bandito avrebbero desiderato porre fine ala sua latitanza. Espressione che sembrerebbe indicare tra i 'fautori' anche persone di una certa levatura sociale. Che cosa avvenne dunque il 17 agosto 1617 tra i monti di Tignale? I sospetti del Provveditore non calavano probabilmente nel vuoto, ma servirebbero altri indizi per avvalorare l'ipotesi di una quinta colonna che aveva operato per aiutarlo. Di certo sei morti sono tanti e, al di là dei capi, si individuano altre persone di non infima condizione. Mi aveva colpito la partecipazione della comunità di Prebion, ma qui probabilmente incide anche la dislocazione geografica. Si vedano le immagini riprodotte da Giovanni Mometto avvalendosi di Google o delle fotografie del 1916.

Probabiolmente bisogna riflettere ancora, entrando più analiticamente nelle testimonianze e nelle immagini.

domenica 18 maggio 2008

I protagonisti della battaglia (di Cristina Bagarotto)

Ho cercato di mettere un po’ di ordine al contenuto dell’inchiesta del Provveditore di Salò:
i sei morti appartengono tutti al comune di Tignale e rispettivamente alle terre di:
Andrea Antonietto detto il Baratto di Prebion, Alovise Dal Lago di Oldese, Giacomo Gramolo quondam Giacomin capo di Prebion, Gasper del quondam Domenego Dall’Ho detto Colos di Aer , Giovan Battista Roncetto di Gardola, Zan Antonio Roncetto di Oldes. Fra loro c’è il notaio di Gardola e il capo dei soldati di Prebion. Non sono riuscita a identificare tra i sei capi della lista dei soldati di Tignale [(Paresino Paresini (Gardola), Olzano Roncetto (Piover), Giacomo Comino (Prebion), Zuane Ceruto (Aer), Antonio Tonone (Oldes), Giacomo di Paoli (Olzano)] un altro nome che possa essere identificato con quelli dell’inchiesta. Tra gli altri interrogati che erano presenti allo scontro, sono riconoscibili nella lista dei soldati: Bernardo Zuanmaria Mandina e Mathe Dell’Avanzo (Gardola), Agnolin quondam Zuan Pas (Piover), Antonio Bertolaso da Aer.
Dunque sembra che tutte le terre di Tignale parteciparono allo scontro, ma Prebion, Gardola e Piover probabilmente vi presero parte per prime. E questo si spiega sia perché lo scontro era iniziato proprio a Gardola dove Zanzanù si era recato per prelevare Zunne Cavaliero, sia per la posizione strategica di queste terre poste al confine dei territori arciducali e perciò particolarmente allertate e armate durante la guerra di Gradisca (v. relazione del Provveditore Badoer del 29 luglio 1617 in Contorni – parte terza).
Ma c’è qualcosa che merita qualche riflessione nel contenuto del dispaccio del Provveditore Badoer ai Capi del Consiglio dei Dieci del 4 ottobre 1617 (2.1). Egli infatti si era recato in quei luoghi (aveva alloggiato proprio a Gardola) “Pensai perciò con ogni spirito alla distruttione di costui et col mezo di spie, promesse et donni procurare intender li andamenti suoi. Onde, saputosi che era in Riviera per essequire qualche diabolico suo pensiero, rissolsi, con occasione di riveder alcuni passi superiori alli confini, andar in persona a dar tutti quelli ordini et instruttioni a quei communi alli quali, per le cognitioni che havevo dovea capitare, stimavo necessarie.Per il che, feci chiamare li capi delle genti armate et li consoli dei communi…”. Da queste sue parole prende corpo, a mio parere, l’ipotesi che fosse stato organizzato un agguato nei confronti di Zanzanù, un vero e proprio piano d’attacco. E questo potrebbe anche spiegare come qualcuno a conoscenza di questo piano (qualcuno tra i capi dei soldati? erano costoro infatti i primi ad essere informati) avesse potuto formare quella “quinta colonna” dei fautori di Zanzanù che forse avevano prestato aiuto ai banditi durante la battaglia.
Ovviamente tutto è ancora da dimostrare.
Ciao a tutti.

I protagonisti della battaglia, di Alessandro Tassan Got

Ancora non ho ben capito chi siano i veri protagonisti della vicenda e chi avrebbe aiutato Zanzanù per questo volevo sottoporvi alcuni problemi che non ho risolto.

Nell’interrogatorio (13.4) del vicario Bartolomio Cavalliero, nonché fratello del rapito, il provveditore chiede notizia di un certo Gasper del quondam Domenego dall’Ho ma poi entrambi sembrano dimenticarsene, io non l’ho più ritrovato… è morto, ferito? Nello stesso interrogatorio entrambi sembrano fare confusione su Andrea Busato e Andrea Antonietto detto il Baratto (che tra l’altro ha 80 anni), sono la stessa persona? Quindi i morti tra gli inseguitori quanti sono? I quattro Giovan Antonio Brachetta, il Coloso, Giacomo Gramolo il capo, Alovise del Lago e chi altro?

Inoltre chi avrebbe ucciso il nostro bandito? Gierolamo Gasperini che consegnerà la pistola di Zanzanù il 2 settembre non viene citato tra i presenti all’uccisione del bandito, anzi chi prende la pistola è Antonio de Franceschino Bertolasio di Aer detto Toni Ton che era un capo, e la consegna in seguito a Gasperini (cugino del figlio di Coloso). Nell’ultimo assalto insieme a Antonio de Francechino c’è anche un Ferraro e proprio loro negli interrogatori vengono indicati come coloro che hanno preso le armi ai banditi…

Altro problema: non ho trovato tra la lista dei soldati Alovise del Lago, ma la cosa che mi ha colpito è la sua ferita: è stato colpito ad una natica e il proiettile gli è uscito dalla pancia quindi la traiettoria dovrebbe essere dal basso verso l’alto, i banditi si trovavano ancora in una posizione superiore rispetto agli attaccanti, dunque o è stato colpito per errore oppure con intenzionalità dai suoi compagni. Altra ferita che mi ha incuriosito è quella alla tempia di Giacomo Gramolo de Prebion, il “chiappo”, viene colpito durante l’attacco con il carro, ovviamente ciò non vuol dire niente data la confusione della scena, ma è strano che durante un attacco frontale uno venga colpito alla tempia di lato dunque, nel ex voto in questa ultima fase tra l’altro si vedono delle persone che stanno sopra gli attaccanti con il carro…

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5 "I protagonisti della battaglia, di Alessandro Tassan Got"

  1. claudio povolo said:

    12/05/2008, at 17:43 [ Replica ]

    Rispondo a Cristina: mi sembra che la sua ricostruzione sia esatta. L'equivoco tra cinque e sei dipende, come si giustificherà il vicario di Tignale, dal fatto che alcuni erano inizialmente feriti. Ma il problema centrale è: costoro che ruolo avevano nelle varie terre di Tignale? Non vi sembra poi che alcune terre partecipino di più alla battaglia? Anche, forse ma non solo, per la dislocazione geografica?

  2. cristina bagarotto said: I protagonisti

    09/05/2008, at 19:53 [ Replica ]

    Vi ringrazio intanto per aver aperto la strada. Allora ricapitolando mi sembra che i morti tra gli attaccanti dovrebbero essere sei e non cinque:

    1) Andrea Antonietto o Busato (13.4) o Antoniazzo (al 13.7) detto il Baratto

    2) mastro Alovise (o Alvise) Dal Lago habita a Oldese, sul comun de Tignale (12)

    3) Giacomo Gramolo quondam Giacomin (o Comin) capo della terra di Prabion (17)

    4) Gasper del quondam Domenego Dall’Ho [anche nominato Colos (13.10, 18.1); Coloso (13.1, 13.4, 17, 18.2,18.11); Andrea Coloso e Coloso de Andrea de Aer (13.8); Zan Coloso (18.9)].

    5) Giovan (o Zan) Battista Zan Battista Roncetto nodaro (13.1).

    6) Zan Antonio Roncetto di Oldes cognominato Brochetta (13.5)

    Per quanto riguarda invece quel Bartholomio Baloloso, nominato nell’interrogatorio 13.10, dovrebbe trattarsi del Coloso considerato i contesti “fu veduto in mezo loro morto quel Bartholomio Baloloso, che l’havevano lì appresso loro tutto fiocazzato con ferite terribili… fu da loro ammazzato la mattina che veniva da segare et haveva la ranza a spalle” (13.10), e per il Coloso “perché il Coloso fu morto che veniva giù per un sentiero…(13.4).

    Anche secondo me i Roncetto dovrebbero essere due, tuttavia mi chiedo perché durante l’inchiesta gli inquirenti ne elencavano sempre solo cinque: non si erano accorti del sesto?

    Ciao a tutti

  3. claudio povolo said: Toni Ton

    09/05/2008, at 19:17 [ Replica ]

    In attesa di intervenire sul tema della battaglia finale e sul probabile uccisore di Zanzanù, vorrei solo precisare che Toni Ton (che pure compare nel fascicolo) è di Oldesio e non è, dunque, Antonio Bertolaso di Aer che compare nella lista dei soldati di Tignale probabilmente con un patronimico diverso.

  4. Alessandro TAssan Got said:

    09/05/2008, at 10:19 [ Replica ]

    Ciao, secondo me Giovan Battista di Roncetti (o Concetto) e Zan Antonio Roncetto di Oldes cognominato Brochetta, sono due persone diverse, infatti il primo è il notaio di Tignale e viene interrogato anche se ferito il 24 agosto, mentre del secondo sappiamo dall'interrogatorio alla moglie Armelina (13.5) che è morto il giorno stesso dello scontro... onestamenrte per l'identificazione del Coloso non saprei.

    Volevo poi fare una domanda tecnica, per queste questioni ancora non definite è meglio continuare come stiamo facendo oppure è meglio che ci confrontiamo sul blog?

  5. Giancarlo Molani said: I protagonisti della battaglia

    09/05/2008, at 10:17 [ Replica ]

    Dunque, secondo me i morti sono i seguenti:
    1) Giacomo quondam Giacomin (Comin) Gramolo da Prebion, detto il capo.
    2) Andrea Antonietto ( ma anche Busato)detto il Baratto di 80 anni.

    3) Alovise Dal Lago
    4) Gasper del quondam Domenego dall’Ho, detto il Coloso
    5) G. Battista (o Z.Antonio) Concetto detto il Brocchetta, nodaro di Oldes.
    Come si vede, vengono chiamati in diversi modi quindi non è facile esserne sicuri ma mi pare siano i più probabili. Per quanto riguarda la pistola di Zanzanù, mi pare che sia stata presa da Tone Ton, mentre Antonio Bertolaso dovrebbe aver preso la pistola del Furlanello e la avrebbe subito data a Gerolamo Gasparini. Ho comunque gli stessi dubbi di Alessandro e quindi attendo anch’io conferma. Ciao a tutti

La battaglia finale (l'efficacia delle armi da fuoco) di Luciano Pezzolo

Le osservazioni di Molani sono interessanti e credo meritino qualche ulteriore approfondimento. Occorre anzitutto dire che le nostre conoscenze su taluni aspetti tecnici delle armi dell'epoca sono piuttosto scarse. La loro efficienza, ad ogni modo, non sembra essere stata elevata. La capacità di fuoco e il grado di precisione erano modesti. A un archibugiere occorrevano alcuni minuti (se non era ben addestrato si arrivava addirittura a un quarto d'ora) per ricaricare l'arma e la probabilità di colpire il nemico era buona solo a qualche decina di metri di distanza. E' stata stimata una percentuale di successo del 10-15% a una distanza di un centinaio di metri. L'elevato numero di vittime potrebbe essere dovuto allo scontro ravvicinato, quasi un corpo a corpo. Quanto agli archibugi da ruota, erano considerate delle armi temibili non tanto per la loro efficacia quanto perché si potevano agevolmente occultare, ad esempio, sotto un mantello; inoltre, non erano facilmente individuabili poco prima dello sparo, come invece accadeva per l'archibugio regolare. L'impiego dell'archibugio da ruota non era generalmente consentito alle cernide, se non altro per motivi squisitamente tecnici: in campo aperto era un'arma ancor meno precisa dell'archibugio lungo. Tuttavia il governo poteva concedere licenze che ne consentivano l'uso specie a partire dal 1599, a seguito di una delibera del consiglio dei dieci. Non è chiaro se in taluni momenti i miliziani potessero impiegare tale arma, ma in genere direi di no. Ciò non significa che i contadini di Tignale e Garganano non ne possedessero, così come era abbastanza usuale trovare armi da fuoco nelle campagne venete. Ciò ci conduce a un ulteriore punto: la capacità dei contadini di usare efficacemente armi di fuoco. I miliziani erano richiesti di esercitarsi almeno un paio di volte all'anno e, sebbene non sia facile trarre informazioni affidabili, il grado di addestramento variva notevolmente. Possiamo imbatterci sia in gruppi di cernide abili all'uso dell'archibugio ( e in questo periodo anche del moschetto) sia in miliziani manifestamente incapaci. Occorre comunque rilevare che l'archibugio non richiedeva (a differenza dell'arco) molto addestramento e questo potrebbe indurci a non enfatizzare il ruolo dell'addestramento tra i nostri miliziani. Gli ufficiali dell'ordinanza si concentravano più sui movimenti che i miliziani dovevano eseguire in un ipotetico campo di battaglia piuttosto che sullo specifico uso dell'arma, che forse davano per scontato.

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4 "La battaglia finale (l'efficacia delle armi da fuoco) di Luciano Pezzolo"

  1. Piergiovanni Mometto said: La mano di Zanzanù

    13/05/2008, at 00:02 [ Replica ]

    Scusate ecco qui il particolare di cui parlavo nel post precedente:
    http://zanzanu.bloog.it/resource/generale/manozanzanu.GIF

  2. Piergiovanni Mometto said: Di chi è il fucile di Ton?

    12/05/2008, at 23:27 [ Replica ]

    E' quello di Zanzanù. A sinistra del Ferrarino c'è un ombra scura allungata disposta tra il suo braccio sinistro e il corpo che scompare quando viene attraversata dal braccio e riappare subito dopo. E quello è il suo fucile.Il Forlanino sul fianco porta una spada con la punta ancora intrisa di sangue (forse l'ultima arma che ha usato). Zanzanù nella mano destra ha ancora in pugno la pistola mentre sopra di lui è ancora visibile (una leggera striatura rosa) quella che potrebbe essere stata la sua mano ancora tesa verso l'alto. Del suo fucile non si vede traccia ma fosse stato sul terreno a fianco del corpo, oppure ancora in mano sua qualche traccia (la punta o il calcio) si vedrebbero comunque nella patrte restaurata. Il fatto che così non sia significa che i due sono raffigurati poco prima dell'atto finale, quando Ton gli strappa di mano il fucile e poi lo finisce. E si. E' proprio così. Quello che si vede nell'ex voto, secondo me, non è il cadavere esanime di Zanzanù. In quel momento è ancora vivo e il fucile gli è appena stato strappato di mano dal Ton.

  3. claudio povolo said:

    12/05/2008, at 17:51 [ Replica ]

    Vorrei porvi una domanda, che mi sono inizialmente fatto osservando il dipinto nel punto che Giovanni ha indicato come 'Il mistero...'. L'archibugio che il Ton Bertolaso alza trionfante è il suo o quello di Zanzanù, il quale esanime giace ai suoi piedi e ha ancora la pistola (potremmo dire fumante) in mano?

  4. Piergiovanni Mometto said: Re: L'efficacia delle armi da fuoco

    09/05/2008, at 10:12 [ Replica ]

    Sovvenuto da remoti ricordi ho ripreso in mano il mio saggio Vita quotidiana e cultura materiale, pubblicato un paio di ere geologiche fa nella monografia dedicata alla comunità di Dueville dove accenno alla presenza di armi nelle abitazioni. Solo per confermare che in effetti (come vagamente mi ricordavo) a partire dalla metà del XVII secolo nelle campagne venete gli archobusi "longhi" e "curti" (quelli da roda) sono una presenza quasi costante nelle case, anche nei piccoli centri rurali, e gli agricoltori più benestanti possedevano delle vere e proprie "restelliere" con armi di vario genere. Che poi fossero funzionanti e utilizzate questo è un altro discorso.

La battaglia finale


Ho fatto una brevissima ricerca sugli archibugi a ruota e ho potuto constatare che si tratta di armi molto potenti ma lentissime nella carica. Si tratta infatti di armi ancora ad avancarica dove la ruota caricata, presumo a molla, appena liberata dalla pressione del grilletto si strofina su una pietra focaia e provocando una scintilla, accende la polvere da sparo che, a sua volta , fa partire il proiettile. Questo mi porta a ritenere davvero incredibile la quantità di morti e feriti tra le milizie di Tignale e di Gargnano. Evidentemente anche i banditi dovevano impiegare molto tempo per la ricarica delle armi, al contrario i colpi andati a segno, tra quelli mortali e quelli che hanno provocato solo ferite( ma alcuni ne hanno riportate due e più) sono moltissimi e sarebbe interessante contare, in base alle testimonianze quanti sono stati. Questo dubbio, come si evince dagli interrogatori ai testimoni e partecipanti della battaglia, l’hanno avuto anche gli inquisitori, probabilmente pensando che i banditi avessero degli appoggi presso gli stessi assalitori, ma vorrei avanzare anche un’altra ipotesi e cioè che, considerando la natura scarsamente militare degli assalitori, certo non avezzi all’uso delle armi, e non sorretti da un piano ben preciso, gli attacchi siano avvenuti, come si può anche vedere nell’interpretazione del pittore dell’ex voto, da più parti e direzioni, anche contrastanti e mi pare possibile che si siano sparati fra loro per pura imperizia e casualità. Un’altra ipotesi, ma mi pare un po’ eccessiva, è che le comunità si siano sparate effettivamente di proposito per poter vantare il diritto alla ricompensa. Mi rendo conto che si tratta di ipotesi piuttosto semplicistiche ma resta il fatto di una clamorosa sproporzione tra la capacità di fuoco degli assaliti e le perdite degli assalitori.

(intervento di Giancarlo Molani martedì, 6 maggio 2008, 17:16)

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3 "La battaglia finale"

  1. Claudio Povolo said: La battaglia finale

    09/05/2008, at 09:58 [ Replica ]

    Giancarlo ha perfettamente ragione. La descrizione dei soldati di Tignale ha a fianco delle sigle che si comprendono molto bene se le si confronta con l'analoga descrizione dei soldati di Gargnano, molto più precisa e dettagliata. Ecco alcuni esempi: Capo Gerolimo Iorio di Marco, Archibuso da rota suo; Zuan Antonio Iorio di Marco Tulio e Zuan Antonio Iorio, archibusi da rota suoi; Francesco Gelmini di Vicenzo, archibuso da campo suo...; Benedetto et Zuan Piero Manini di Domenico, moschetti del Prencipe...; Zuan Turello di Vicenzo, archibuso da campo del commune...; Zuan Tamagnino di Bernardino, archibuso da campo del commune..., ecc. (Archivio della Magnifica Patria, busta 179).

    Tra la popolazione locale, dunque, erano diffusi non solo i semplici archibusi (che in taluni casi erano pure forniti dalla comunità), ma anche molti archibusi da ruota. Nel caso di Tignale sono delle sigle a contrassegnarli: AR (da ruota), AC (archibusi da campo). E, come si può notare sono moltissimi gli archibugi da ruota che, evidentemente, erano personali degli attaccanti stessi. Rimane un po' da capire quanto agevole fosse il loro utilizzo, anche se sappiamo che potevano essere micidiali. Un'altra curiosità: nella descrizione dei soldati di Maderno compare anche il nostro Girolamo Gasparini di Latantio: anche lui, ovviamente, è provvisto del suo archibugio da ruota, che probabilmente aveva con sè quando infuriò la battaglia del 17 agosto.

    Un altro aspetto che si pone di fronte alla diffusione capillare di armi proprie tra la popolazione locale è la foga estrema (l'ho definita antropofagia simbolica) con cui alcuni si impossessano delle armi dei banditi: non sembrerebbe un semplice desiderio d'impossessarsi di un'altra arma, ma di disporre di un vero e proprio trofeo, dall'alto valore simbolico.
    (intervento inserito mercoledì, 7 maggio 2008, 10:51)

  2. Giancarlo Molani said: La battaglia finale

    09/05/2008, at 09:56 [ Replica ]

    Prima di passare all’esame dei nomi emergenti dall’inchiesta e dalla lista dei soldati, vorrei rispondere al professor Povolo in merito all’uso delle armi nello scontro finale. L’archibugio a ruota è un’ arma più moderna dell’archibugio lungo che richiedeva un minuto per la ricarica e, come si può riscontrare dalle testimonianze era l’arma, assieme ad una pistola, di Zanzanu stesso. Gli attaccanti disponevano quasi esclusivamente o di archibugi lunghi o a ruota. Non vi sono dubbi sull’impiego di tali armi nella battaglia finale e non ostante la proibizione, Armelina, moglie di Zuan Antonio Rocchetto detto il Brachetta, afferma che il marito aveva appena comperato un nuovo archibugio da ruota.
    (inserito mercoledì, 7 maggio 2008, 09:21)

  3. Claudio Povolo said: La battaglia finale

    09/05/2008, at 09:53 [ Replica ]

    Le osservazioni di Giancarlo possono essere affrontate solo alla luce di una disamina attenta e del confronto dei due documenti basilari per questa questione: l'inchiesta del Provveditore e l'elenco dei 'soldati' di Tignale. Per gli archibusi da ruota altri meglio di me sapranno rispondere: osservo solo che erano proibiti (si veda un documento a tale proposito in MAGNIFICA PATRIA) e probabilmente non erano presenti nella grande battaglia del 17 agosto 1617. Di certo il confronto fu impari e bisogna dire che Zanzanù si difese bene. Ci fu chi tentò, nascostamente, di aiutarlo? Attendo le vostre osservazioni. Aggiungo solo che il pathos che anima l'ex-voto sembra suggerire un'impresa corale, che lascia indeterminati persino i nomi degli attaccanti e degli uccisori dei banditi: quasi a voler sottolineare che la comunità fu estremamente compatta nell'attacco. Ma fu proprio così?

    (inserito martedì 6 maggio 2008, 21:49

The story of Giovanni Beatrice also known as Zanzanù

This course will focus on a particular story: the story of Giovanni Beatrice also known as Zanon or Zanzanù. The in-depth investigation of Zanzanù’s life is situated against the backdrop of this course’s main theme, the rise and the persistence (even though in different ways) of banditry between the fourteenth and the nineteenth centuries. There will be two different ways to analyse it: on the one hand, we will explain and highlight the particular biography of this bandit and its relationship with the intentional overemphasizing of its mythical dimension, in which it becomes quickly enmeshed, till it looses some of its most important original features; on the other hand, we will examine the political, social, and economical environment in which this biography is inscribed, showing both its peculiarity and the features it shared with other similar life experiences.

We will not examine the documentation in the chronological course of events. We will start with analysing the transcripts of the case that was filed in 1617, right after the killing of Zanzanù, at the instance of Tignale and Gargnano. These two communities were interested in cashing the rewards and the prices provided for by the numerous banishment sentences that were issued against Zanzanù since 1602. This documentation complements the wonderful ex-voto painting that is placed in the shrine of Madonna di Montecastello. This painting was commissioned by the people of Tignale, to remember the “miracle” granted by the Holy Virgin in that memorable 17th of August 1617. The case file (that is entirely transcribed) and the ex-voto painting are the essential instruments to penetrate the typical mythical profile that has been given to Zanzanù. This myth would have survived in a contradictory way throughout centuries till nowadays.

After that, we will continue essentially in chronological order. We will examine the archival documentation concerning the biography of Zanzanù, starting from his first sentence for banishment of 1602, till the testimonies after his death. This documentation is basically generated by the repressive action of the judicial institutions (both local and Venetian), but also by measures taken by the Magnifica Patria of the Riviera and some of its communities. A specific course section examines the documentation produced by the general council of the Magnifica Patria. This will allow us to analyze the social and political relations between local institutions and the dominant city of Venice.

The course draws upon a broad research that was made easier by the skills and kindness of a few friends and historians, especially dr. Giuseppe Scarazzini and all the group of passionate historians who are working on cataloguing the ancient archival found of the Magnifica Patria of the Riviera. Thanks to teacher Andrea Bonassi I was able to move confidently in the places where the memorable battle of the 17th of August 1617 took place. Thanks also to my friend Giovanni Pellizzari who, once again, has been with me in this new adventure and gave a great support transcribing some of the files shown here. Finally, thanks to my friend Giovanni Mometto who encouraged me to try again the experience of the Rama criminal case and helped considerably in building this new web-site dedicated to Zanzanù: he is the one who made the amazing work on the images of the ex-voto painting of the shrine of Montecastello.

Benvenuti nel blog dedicato Zanzanù

Ciao a tutti, questo blog aperto sul web sostituisce lo strumento blog che abbiamo utilizzato nella precedente esperienza dedicata all'omicidio di Giovanni Rama.

Il fatto che questo blog sia liberamente consultabile via web lo rende contemporaneamente anche accessibile da parte dei motori di ricerca e quindi ha la funzione molto importante di segnalare la presenza della nostra iniziativa anche ai motori di ricerca e di rendere accessibile il sito del corso via Internet, contrariamente a quanto è accaduto la volta scorsa.

Tuttavia per rendere efficace questo strumento, cioè per fare si che i motori lo segnalino è importante che esso sia frequentato e costantemente aggiornato.

Gli studenti e gli ospiti autorizzati possono pubblicare nuovi contenuti e temi di discussione, ma tutti i navigatori potranno intervenire liberamente con i loro commenti e domande sui post pubblicati.

Tutti contenuti che saranno pubblicati in questo blog, comunque, saranno contemporaneamente segnalati anche nella home page del corso tramite l'attivazione di feed RSS.

Piergiovanni Mometto

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