domenica 18 maggio 2008

La battaglia finale


Ho fatto una brevissima ricerca sugli archibugi a ruota e ho potuto constatare che si tratta di armi molto potenti ma lentissime nella carica. Si tratta infatti di armi ancora ad avancarica dove la ruota caricata, presumo a molla, appena liberata dalla pressione del grilletto si strofina su una pietra focaia e provocando una scintilla, accende la polvere da sparo che, a sua volta , fa partire il proiettile. Questo mi porta a ritenere davvero incredibile la quantità di morti e feriti tra le milizie di Tignale e di Gargnano. Evidentemente anche i banditi dovevano impiegare molto tempo per la ricarica delle armi, al contrario i colpi andati a segno, tra quelli mortali e quelli che hanno provocato solo ferite( ma alcuni ne hanno riportate due e più) sono moltissimi e sarebbe interessante contare, in base alle testimonianze quanti sono stati. Questo dubbio, come si evince dagli interrogatori ai testimoni e partecipanti della battaglia, l’hanno avuto anche gli inquisitori, probabilmente pensando che i banditi avessero degli appoggi presso gli stessi assalitori, ma vorrei avanzare anche un’altra ipotesi e cioè che, considerando la natura scarsamente militare degli assalitori, certo non avezzi all’uso delle armi, e non sorretti da un piano ben preciso, gli attacchi siano avvenuti, come si può anche vedere nell’interpretazione del pittore dell’ex voto, da più parti e direzioni, anche contrastanti e mi pare possibile che si siano sparati fra loro per pura imperizia e casualità. Un’altra ipotesi, ma mi pare un po’ eccessiva, è che le comunità si siano sparate effettivamente di proposito per poter vantare il diritto alla ricompensa. Mi rendo conto che si tratta di ipotesi piuttosto semplicistiche ma resta il fatto di una clamorosa sproporzione tra la capacità di fuoco degli assaliti e le perdite degli assalitori.

(intervento di Giancarlo Molani martedì, 6 maggio 2008, 17:16)

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3 "La battaglia finale"

  1. Claudio Povolo said: La battaglia finale

    09/05/2008, at 09:58 [ Replica ]

    Giancarlo ha perfettamente ragione. La descrizione dei soldati di Tignale ha a fianco delle sigle che si comprendono molto bene se le si confronta con l'analoga descrizione dei soldati di Gargnano, molto più precisa e dettagliata. Ecco alcuni esempi: Capo Gerolimo Iorio di Marco, Archibuso da rota suo; Zuan Antonio Iorio di Marco Tulio e Zuan Antonio Iorio, archibusi da rota suoi; Francesco Gelmini di Vicenzo, archibuso da campo suo...; Benedetto et Zuan Piero Manini di Domenico, moschetti del Prencipe...; Zuan Turello di Vicenzo, archibuso da campo del commune...; Zuan Tamagnino di Bernardino, archibuso da campo del commune..., ecc. (Archivio della Magnifica Patria, busta 179).

    Tra la popolazione locale, dunque, erano diffusi non solo i semplici archibusi (che in taluni casi erano pure forniti dalla comunità), ma anche molti archibusi da ruota. Nel caso di Tignale sono delle sigle a contrassegnarli: AR (da ruota), AC (archibusi da campo). E, come si può notare sono moltissimi gli archibugi da ruota che, evidentemente, erano personali degli attaccanti stessi. Rimane un po' da capire quanto agevole fosse il loro utilizzo, anche se sappiamo che potevano essere micidiali. Un'altra curiosità: nella descrizione dei soldati di Maderno compare anche il nostro Girolamo Gasparini di Latantio: anche lui, ovviamente, è provvisto del suo archibugio da ruota, che probabilmente aveva con sè quando infuriò la battaglia del 17 agosto.

    Un altro aspetto che si pone di fronte alla diffusione capillare di armi proprie tra la popolazione locale è la foga estrema (l'ho definita antropofagia simbolica) con cui alcuni si impossessano delle armi dei banditi: non sembrerebbe un semplice desiderio d'impossessarsi di un'altra arma, ma di disporre di un vero e proprio trofeo, dall'alto valore simbolico.
    (intervento inserito mercoledì, 7 maggio 2008, 10:51)

  2. Giancarlo Molani said: La battaglia finale

    09/05/2008, at 09:56 [ Replica ]

    Prima di passare all’esame dei nomi emergenti dall’inchiesta e dalla lista dei soldati, vorrei rispondere al professor Povolo in merito all’uso delle armi nello scontro finale. L’archibugio a ruota è un’ arma più moderna dell’archibugio lungo che richiedeva un minuto per la ricarica e, come si può riscontrare dalle testimonianze era l’arma, assieme ad una pistola, di Zanzanu stesso. Gli attaccanti disponevano quasi esclusivamente o di archibugi lunghi o a ruota. Non vi sono dubbi sull’impiego di tali armi nella battaglia finale e non ostante la proibizione, Armelina, moglie di Zuan Antonio Rocchetto detto il Brachetta, afferma che il marito aveva appena comperato un nuovo archibugio da ruota.
    (inserito mercoledì, 7 maggio 2008, 09:21)

  3. Claudio Povolo said: La battaglia finale

    09/05/2008, at 09:53 [ Replica ]

    Le osservazioni di Giancarlo possono essere affrontate solo alla luce di una disamina attenta e del confronto dei due documenti basilari per questa questione: l'inchiesta del Provveditore e l'elenco dei 'soldati' di Tignale. Per gli archibusi da ruota altri meglio di me sapranno rispondere: osservo solo che erano proibiti (si veda un documento a tale proposito in MAGNIFICA PATRIA) e probabilmente non erano presenti nella grande battaglia del 17 agosto 1617. Di certo il confronto fu impari e bisogna dire che Zanzanù si difese bene. Ci fu chi tentò, nascostamente, di aiutarlo? Attendo le vostre osservazioni. Aggiungo solo che il pathos che anima l'ex-voto sembra suggerire un'impresa corale, che lascia indeterminati persino i nomi degli attaccanti e degli uccisori dei banditi: quasi a voler sottolineare che la comunità fu estremamente compatta nell'attacco. Ma fu proprio così?

    (inserito martedì 6 maggio 2008, 21:49

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